SINDROME DELL'OVAIO POLICISTICO:
QUALE RUOLO PER LA NUTRIZIONE?
Mi preme innanzitutto, per chi non lo sapesse già, rendervi consapevoli di cosa stiamo parlando...al fine di portarvi a scegliere la cosa sicuramente più giusta per voi.
La policistosi ovarica è una condizione clinica molto frequente, con una prevalenza del 4-12% nelle donne in età fertile. Questa si caratterizza per la presenza fondamentale di due condizioni, dalle quali poi scaturisce l’intero spettro segni e sintomi:
aumentata secrezione di androgeni da parte dell’ovaio e del surrene;
aumentata resistenza all'insulina in una alta percentuale di casi.
La diagnosi di PCOS deve essere posta dallo specialista dopo esclusione di altre cause di iperandrogenismo, e si basa sul riscontro clinico di almeno due dei seguenti criteri:
presenza cronica di irregolarità ovulatorie e mestruali (forti ritardi del ciclo, amenorrea, cicli anovulatori ricorrenti)
segni clinici o biochimici di iperandrogenismo (acne, irsutismo, squilibrio nel rapporto degli ormoni LH/FSH)
morfologia policistica delle ovaie (evidenziata tramite esame ecografico).
Esiste una stretta correlazione tra PCOS ed obesità/sovrappeso (poco meno del 60% delle donne con PCOS sono obese o in forte sovrappeso); questo però non significa che tutte le donne con PCOS abbiano problemi di peso o che al contrario le donne normopeso non soffrano di questa patologia. La differenza sostanziale infatti non è tanto da ricercare nella valutazione del solo peso corporeo, ma anche e sopratutto sulla distrubuzione della massa grassa: in generale le donne tendono ad avere una classica distrubuzione del grasso “a pera” o “ginoide”, localizzanta dunque sulla zona glutea e femorale; le donne con PCOS hanno invece una distribuzione a “mela”, che si concentra a livello addominale, tipicamente maschile.
Questa differenza è fondamentale a livello clinico, poichè una distribuzione del tessuto adiposo localizzata a livello addominale, è correlata direttamente con una maggiore presenza di grasso viscerale e quindi con il rischio di sviluppare disordi ad esso correlati (malattie cardiovascolari ed endocrinologiche).
Per descrivere il quadro clinico che caratterizza la PCOS possiamo aiutarci facendo riferimento alle principali “problematiche” ad essa correlate, ognuna di queste può essere presente singolarmente oppure in associazione alle altre.
Iperandrogenismo
come accennato precedentemente, questa è una delle condizioni forse più rappresentative, si caratterizza sostanzialmente per la presenza in circolo di un eccesso di androgeni (ormoni maschili, es. testosterone). Le donne in generale hanno bassissima concetrazione di ormoni maschili nel sangue, questo perchè vengono quasi tutti converititi da ovaie e surrene in estrogeni (ormoni femminili); tale condizione però non avviene nelle donne con PCOS. L’eccesso di androgeni provoca l’accentuazione di alcuni caretteri che sarebberò in realtà più propriamente maschili (virilizzazione), tale condizione può essere più o meno pronunciata: può variare dall’acne, all’irustismo (peluria diffusa e/o peli neri in posti poco consoni, fino ad una aumento della massa muscolare, ad un seno piccolo e ad un timbro della voce più profondo. Questo squilibrio ormonale si riflette anche su altri ormoni, primo fra tutti il cortisolo (che risulta spesso aumentato), causando una maggiore instabilità emotiva, nervosismo ed agitazione.
Infertilità
ovviamente la maggior presenza di ormoni sessuali maschili si traduce in problematiche che riguardano la sfera riproduttiva: si possono avere cicli irregolari, fino all’amenorrea, oppure cicli regolari ma anovulatori, fino alla ridotta capacità di concepimento.
Insulino Resistenza
è una condizione presente sia nelle donne normopeso con PCOS (40%), che in quelle sovrappeso/obese (72%) ed è sostanzialmente una ridotta capacità delle cellule a rispondere all’azione dell’insulina, una loro diminuità sensibilità; l’insulina è l’ormone che regola la glicemia nel sangue, se l’insulina resta in circolo (iperinsulinemia) causa tutta una serie di problematiche metaboliche, ossia: iperglicemia, dislipidemia (aumento dei trigliceridi, riduzione del colesterolo HDL), diminuizione della lipolisi, diminuizione della sintesi proteica e aumento del catabolismo proteico...tutto questi si traduce in una difficoltà nel perdere peso ed associato anzì ad una maggiore predisposizione ad ingrassare.
Nonostante la complessità di questa patologia, esistono una serie di interventi che possono agire sui i diversi aspetti che la caratterizzano, è importante dunque:
effettuare dei controlli periodi dallo specialista (ginecologo)
assumere l’eventuale terapia farmacologica da lui prescritta
modificare il proprio stile di vita.
Le modifiche sullo stile di vita e dunque, ci terrei a sottolinearlo, non soltanto la dietoterapia,
sono di valido di aiuto e supporto alla terapia medica nella gestione della PCOS.
Nelle donne in cui si riscontra la necessità di perdere peso, è ampiamente riconosciuto dalla letteratura internazionale come questo nella PCOS porti ad un miglioramento significativo del quadro clinico: la perdita del solo 4-5% del peso riduce gli androgeni circolanti. La possibilità di concepimento aumento del 78% con una perdita del peso corporeo iniziale pari al 5-10%. Questo per mettere in evidenza come già, il solo dimagrimento sia sufficiente per controllare segni e sintomi della paziente.
Abbiamo però detto precedentemente come non sia un problema solo di “peso”, ma che uno dei meccanismi alla base di tutto è sicuramente l’insulino-resistenza: la strategia che sicuramente è più adatta è dunque una dieta con un basso carico glicemico, adatta dunque non solo a donne in sovrappeso o obese, ma anche a quelle normopeso. Questo modello alimentare consente di rallentare la secrezione insulinica, migliorando quindi tutti gli aspetti ad essa correlati, di cui abbiamo precedentemente parlato.
Questi interventi sull’alimentazione comprendono fondamentalmente, tre semplici accorgimenti:
limitare gli zuccheri semplici e porre attenzione all’indice glicemico;
incrementare il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi ed alimenti naturalmente ricchi di fibra;
limitare l’assunzione di grassi scegliendo quelli di qualità.
Oltre che con l’alimentazione, l’insulinoresistenza può essere affrontata e sconfitta anche grazie all’attività fisica: lo sport permette di migliorare la poca affinità delle cellule all’azione di quest’ormone, contribuendo alla regressione di molti dei sintomi della PCOS.
Mantenersi attivi, innanzi tutto, non vuol dire soltanto svolgere un pò di attività fisica programmata (es. andare in palestra), bensì cercare di muoversi il più possibile nell’arco della giornata limitando gli spostamenti con i mezzi, aumentando gradualmente passeggiate e spostamenti in bicicletta, scegliendo di prendere le scale anziché l’ascensore, stando il meno possibili seduti.
L’attività fisica svolta in modo regolare e costante è fondamentale per il benessere dell’individuo:
aiuta a non accumulare grasso in eccesso coadiuvando l’alimentazione nel ridurre il rischio di sviluppare obesità, dislipidemie e sindrome metabolica;
aiuta a contenere i livelli di stress favorendo il rilascio di sostanze naturalmente che
regolano il tono dell’umore (endorfine);
è in grado di agire sinergicamente all’alimentazione contrastando l’insulino-resistenza, migliorando la risposta all’insulina e facilitando l’ingresso del glucosio all’interno delle cellule.
aiuta a controllare la pressione e ridurre il rischio di patologie cardiovascolari e respiratorie migliorando la vascolarizzazione e l’ossigenazione dei tessuti.
Non esiste in assoluto uno sport ideale per chi soffre di PCOS. Tuttavia, per essere di reale aiuto, l’attività motoria deve essere fatta con la frequenza adeguata (minimo 3 volte a settimana o 150 minuti a settimana) anche l’intensità è importante e per essere sufficiente deve indurre una modesta sudorazione.
QUALE RUOLO PER LA NUTRIZIONE?
Mi preme innanzitutto, per chi non lo sapesse già, rendervi consapevoli di cosa stiamo parlando...al fine di portarvi a scegliere la cosa sicuramente più giusta per voi.
La policistosi ovarica è una condizione clinica molto frequente, con una prevalenza del 4-12% nelle donne in età fertile. Questa si caratterizza per la presenza fondamentale di due condizioni, dalle quali poi scaturisce l’intero spettro segni e sintomi:
aumentata secrezione di androgeni da parte dell’ovaio e del surrene;
aumentata resistenza all'insulina in una alta percentuale di casi.
La diagnosi di PCOS deve essere posta dallo specialista dopo esclusione di altre cause di iperandrogenismo, e si basa sul riscontro clinico di almeno due dei seguenti criteri:
presenza cronica di irregolarità ovulatorie e mestruali (forti ritardi del ciclo, amenorrea, cicli anovulatori ricorrenti)
segni clinici o biochimici di iperandrogenismo (acne, irsutismo, squilibrio nel rapporto degli ormoni LH/FSH)
morfologia policistica delle ovaie (evidenziata tramite esame ecografico).
Esiste una stretta correlazione tra PCOS ed obesità/sovrappeso (poco meno del 60% delle donne con PCOS sono obese o in forte sovrappeso); questo però non significa che tutte le donne con PCOS abbiano problemi di peso o che al contrario le donne normopeso non soffrano di questa patologia. La differenza sostanziale infatti non è tanto da ricercare nella valutazione del solo peso corporeo, ma anche e sopratutto sulla distrubuzione della massa grassa: in generale le donne tendono ad avere una classica distrubuzione del grasso “a pera” o “ginoide”, localizzanta dunque sulla zona glutea e femorale; le donne con PCOS hanno invece una distribuzione a “mela”, che si concentra a livello addominale, tipicamente maschile.
Questa differenza è fondamentale a livello clinico, poichè una distribuzione del tessuto adiposo localizzata a livello addominale, è correlata direttamente con una maggiore presenza di grasso viscerale e quindi con il rischio di sviluppare disordi ad esso correlati (malattie cardiovascolari ed endocrinologiche).
Per descrivere il quadro clinico che caratterizza la PCOS possiamo aiutarci facendo riferimento alle principali “problematiche” ad essa correlate, ognuna di queste può essere presente singolarmente oppure in associazione alle altre.
Iperandrogenismo
come accennato precedentemente, questa è una delle condizioni forse più rappresentative, si caratterizza sostanzialmente per la presenza in circolo di un eccesso di androgeni (ormoni maschili, es. testosterone). Le donne in generale hanno bassissima concetrazione di ormoni maschili nel sangue, questo perchè vengono quasi tutti converititi da ovaie e surrene in estrogeni (ormoni femminili); tale condizione però non avviene nelle donne con PCOS. L’eccesso di androgeni provoca l’accentuazione di alcuni caretteri che sarebberò in realtà più propriamente maschili (virilizzazione), tale condizione può essere più o meno pronunciata: può variare dall’acne, all’irustismo (peluria diffusa e/o peli neri in posti poco consoni, fino ad una aumento della massa muscolare, ad un seno piccolo e ad un timbro della voce più profondo. Questo squilibrio ormonale si riflette anche su altri ormoni, primo fra tutti il cortisolo (che risulta spesso aumentato), causando una maggiore instabilità emotiva, nervosismo ed agitazione.
Infertilità
ovviamente la maggior presenza di ormoni sessuali maschili si traduce in problematiche che riguardano la sfera riproduttiva: si possono avere cicli irregolari, fino all’amenorrea, oppure cicli regolari ma anovulatori, fino alla ridotta capacità di concepimento.
Insulino Resistenza
è una condizione presente sia nelle donne normopeso con PCOS (40%), che in quelle sovrappeso/obese (72%) ed è sostanzialmente una ridotta capacità delle cellule a rispondere all’azione dell’insulina, una loro diminuità sensibilità; l’insulina è l’ormone che regola la glicemia nel sangue, se l’insulina resta in circolo (iperinsulinemia) causa tutta una serie di problematiche metaboliche, ossia: iperglicemia, dislipidemia (aumento dei trigliceridi, riduzione del colesterolo HDL), diminuizione della lipolisi, diminuizione della sintesi proteica e aumento del catabolismo proteico...tutto questi si traduce in una difficoltà nel perdere peso ed associato anzì ad una maggiore predisposizione ad ingrassare.
Nonostante la complessità di questa patologia, esistono una serie di interventi che possono agire sui i diversi aspetti che la caratterizzano, è importante dunque:
effettuare dei controlli periodi dallo specialista (ginecologo)
assumere l’eventuale terapia farmacologica da lui prescritta
modificare il proprio stile di vita.
Le modifiche sullo stile di vita e dunque, ci terrei a sottolinearlo, non soltanto la dietoterapia,
sono di valido di aiuto e supporto alla terapia medica nella gestione della PCOS.
Nelle donne in cui si riscontra la necessità di perdere peso, è ampiamente riconosciuto dalla letteratura internazionale come questo nella PCOS porti ad un miglioramento significativo del quadro clinico: la perdita del solo 4-5% del peso riduce gli androgeni circolanti. La possibilità di concepimento aumento del 78% con una perdita del peso corporeo iniziale pari al 5-10%. Questo per mettere in evidenza come già, il solo dimagrimento sia sufficiente per controllare segni e sintomi della paziente.
Abbiamo però detto precedentemente come non sia un problema solo di “peso”, ma che uno dei meccanismi alla base di tutto è sicuramente l’insulino-resistenza: la strategia che sicuramente è più adatta è dunque una dieta con un basso carico glicemico, adatta dunque non solo a donne in sovrappeso o obese, ma anche a quelle normopeso. Questo modello alimentare consente di rallentare la secrezione insulinica, migliorando quindi tutti gli aspetti ad essa correlati, di cui abbiamo precedentemente parlato.
Questi interventi sull’alimentazione comprendono fondamentalmente, tre semplici accorgimenti:
limitare gli zuccheri semplici e porre attenzione all’indice glicemico;
incrementare il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi ed alimenti naturalmente ricchi di fibra;
limitare l’assunzione di grassi scegliendo quelli di qualità.
Oltre che con l’alimentazione, l’insulinoresistenza può essere affrontata e sconfitta anche grazie all’attività fisica: lo sport permette di migliorare la poca affinità delle cellule all’azione di quest’ormone, contribuendo alla regressione di molti dei sintomi della PCOS.
Mantenersi attivi, innanzi tutto, non vuol dire soltanto svolgere un pò di attività fisica programmata (es. andare in palestra), bensì cercare di muoversi il più possibile nell’arco della giornata limitando gli spostamenti con i mezzi, aumentando gradualmente passeggiate e spostamenti in bicicletta, scegliendo di prendere le scale anziché l’ascensore, stando il meno possibili seduti.
L’attività fisica svolta in modo regolare e costante è fondamentale per il benessere dell’individuo:
aiuta a non accumulare grasso in eccesso coadiuvando l’alimentazione nel ridurre il rischio di sviluppare obesità, dislipidemie e sindrome metabolica;
aiuta a contenere i livelli di stress favorendo il rilascio di sostanze naturalmente che
regolano il tono dell’umore (endorfine);
è in grado di agire sinergicamente all’alimentazione contrastando l’insulino-resistenza, migliorando la risposta all’insulina e facilitando l’ingresso del glucosio all’interno delle cellule.
aiuta a controllare la pressione e ridurre il rischio di patologie cardiovascolari e respiratorie migliorando la vascolarizzazione e l’ossigenazione dei tessuti.
Non esiste in assoluto uno sport ideale per chi soffre di PCOS. Tuttavia, per essere di reale aiuto, l’attività motoria deve essere fatta con la frequenza adeguata (minimo 3 volte a settimana o 150 minuti a settimana) anche l’intensità è importante e per essere sufficiente deve indurre una modesta sudorazione.
PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
- Linee Guida Nutrizionali per Pazienti con Sindrome dell’Ovaio Policistico, Università degli Studi Pavia, 2016.
- Consensus on women’s health aspects of polycys c ovary syndrome (PCOS): the Amsterdam ESHRE/ ASRM-Sponsored 3rd PCOS Consensus Workshop Group. Fertility and Sterility® Vol. 97, No. 1, January 2012 American Society for Reproductive Medicine, Published by Elsevier Inc.