LA NUTRIZIONE NELLA GESTIONE
DEL PERIODO POST INFORTUNIO MUSCOLO-SCHELETRICO
Spesso, sopratutto tra gli sportivi amatoriali, si sottovaluta l’importanza che potrebbe avere l’alimentazione nell’aiutare a gestire al meglio il periodo post-infortunio, o ancor più precisamente le varie fasi che lo caratterizzano.
In seguito all’infortunio si susseguono, infatti, una prima fase di immobilizzazione/ipotrofia e una seconda fase di ritorno alla mobilità. Nella prima fase, la cui durata (giorni/mesi) è determinata dal tipo e dalla gravità del danno muscolo-scheletrico, avvengono cambiamenti metabolici che portano a ipotrofia muscolare con riduzione della forza e della funzionalità. Nella seconda fase, le pratiche di riabilitazione e il graduale ritorno all’attività fisica, permettono il recupero del trofismo muscolare e della funzionalità. Questa distinzione non è affatto da sottovalutare, anzi, è fondamentale tenere presente in che fase del periodo di recupero si trova l’atleta ed avere quindi determinate accortezze alimentari.
Se da un lato la gestione del soggetto infortunato prevede interventi di tipo fisioterapico e riabilitativo, dall’altro una corretta strategia nutrizionale e un appropriato uso di supplementi dietetici sembrano poter contribuire ad ottenere una guarigione ottimale. Alimentazione e supplementazione possono dunque intervenire:
nella modulazione dei processi infiammatori;
nella prevenzione dell’eccessiva perdita di massa muscolare e dell’aumento di grasso corporeo;
nel recupero del trofismo e della funzionalità dei muscoli interessati dall’infortunio.
Fase dell’immobilizzazione.
Due sono gli aspetti fondamentali su cui concentrare l’intervento nutrizionale:
ridurre lo stato infiammatorio,
sfruttando l’azione antinfiammatoria di alcuni alimenti e riducendo l’assunzione di altri ad azione proinfiammatoria;
contrastare la resistenza anabolica.
Contrastare l’infiammazione: come?
Gli acidi grassi ω-6 e ω-3 costituiscono due particolari classi di acidi grassi che non possono essere sintetizzati dall’organismo e pertanto vanno introdotti con la dieta (acidi grassi essenziali). All’interno di queste due famiglie esistono particolari composti con funzione ormonale chiamati eicosanoidi. Alcuni di essi (ac. arachidonico - ω6) danno origine a molecole con funzione pro-infiammatoria, altri (ac. diomogammalinolenico - ω6, ac. eicosapentaenoico - ω3, ac. docosaesaenoico - ω3) a molecole con funzione antinfiammatoria.
L’acido arachidonico viene assunto come tale con la dieta (principalmente nei cibi contenenti elevate concentrazioni di grassi animali) oppure, in misura minore, viene sintetizzato a partire dall’acido linoleico (LA). Questo processo di sintesi è stimolato dall’insulina, che pertanto può essere considerata una sostanza pro-ossidante. Quindi, Fonti di omega-6 da evitare sono per esempio l'olio di semi di girasole, l'olio di mais. Sono da evitare in questi casi anche cibi ricchi di grassi saturi e grassi trans, come merendine, dolci, brioches, che allungano i tempi d'infiammazione. Inoltre non è consigliabile il consumo di dolci, bevande zuccherate o alimenti ad alto indice glicemico, in quanto i picchi insulinici graverebbero sullo stato infiammatorio; per cui è preferibile il consumo di carboidrati complessi non raffinati come orzo, riso integrale, pane integrale, cereali integrali, di frutta e di verdura.
L’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) vengono assunti come tali con la dieta (soprattutto pesci grassi: salmone, tonno, sgombro, sardine, anguilla) oppure possono essere prodotti dal nostro organismo a partire dall’acido alfa linolenico (ALA), ω-3 presente in oli vegetali (lino, soia, germe di grano) nelle noci e nell’olio d’oliva.
Contrastare la resistenza anabolica: come?
In primo luogo precisiamo di cosa stiamo parlando.
L’aumento dei livelli di TNF-α, caratteristico della fase di immobilizzazione che segue l’infortunio, causa una riduzione della sintesi proteica, che interessa in particolare le proteine miofibrillari. Questo processo è indicato come “resistenza anabolica” e risulta essere la principale causa della perdita di massa muscolare. Pertanto se l’aumento dell’assunzione di proteine è efficace per stimolare la sintesi proteica postesercizio nella fase di recupero, non lo è altrettanto nella fase di immobilizzazione da trauma. Nella fase di ritorno alla mobilità, essendosi progressivamente ridotti i livelli di TNF-α, è invece possibile sfruttare lo stimolo metabolico positivo dell’assunzione di proteine di alto valore biologico per il recupero dell’ipotrofia indotta da “bedrest”.
Quindi, in sostanza, cosa succede?! Una perdita di massa muscolare ed atrofia muscolare appaiono dopo 5 giorni di immobilizzazione dovute ad un rapido aumento del catabolismo proteico seguito da un decremento nella sintesi proteica muscolare. Dopo 10 giorni, la perdita di massa muscolare è dovuta principalmente alla inibizione della sintesi proteica. Sorprendentemente anche il catabolismo proteico diminuisce, ma diminuisce maggiormente la sintesi proteica. Recenti evidenze dimostrano che l’immobilizzazione determina anche una diminuzione delle attività enzimatiche mitocondriali e una riduzione della sensibilità insulinemica (a causa di un numero ridotto di recettori GLUT4 nel muscolo immobilizzato).
In questa fase la quantità dell’intake proteico è 1,5-2g/kg, ma come accennato precedentemente il muscolo potrebbe non essere recettivo all’assunzione di proteine extra, al fine di aumentare la sintesi muscolare, per effetto delle molecole proinfiammatorie in circolo. Potenzialmente però, esiste un aiuto, che potrebbe ridurre tale resistenza anabolica: la leucina. Si è visto infatti che l'ingestione di leucina riduce la perdita muscolare nei ratti durante l'immobilizzazione. Inoltre, studi condotti su soggetti anziani sembrano dimostrare che, la resistenza anabolica può essere superata aumentando il contenuto di leucina nelle porzione proteica ingerita. Ad oggi, tuttavia, nessuno studio ha specificamente esaminato l'impatto che potrebbe avere il consumo di leucina extra, con o senza proteine, sui processi di sintesi proteica muscolare e/o catabolismo muscolare nel muscolo umano immobilizzato.
Quante calorie?
Dal punto di vista nutrizionale l’intake calorico va riconsiderato di solito al ribasso, senza sottovalutare il fatto che alcuni stress metabolici indotti dall’infortunio tendono ad avere una richiesta energetica aumentata, come le fratture ossee e la deambulazione con le stampelle.
Fase Riabilitativa
In questa fase, in cui il paziente a ripreso ad allenarsi e lo stimolo infiammattorio è notevolmente ridotto, bisogna concentrarsi su:
recupero muscolare ed ipertrofia,
attraverso un proporzionato intake proteico, da distribuire con un timing adeguato in relazione all’allenamento;
fabbisogno energetico,
che ovviamente va rivisto e adeguato, insieme ovviamente all’intake glucidico.
DEL PERIODO POST INFORTUNIO MUSCOLO-SCHELETRICO
Spesso, sopratutto tra gli sportivi amatoriali, si sottovaluta l’importanza che potrebbe avere l’alimentazione nell’aiutare a gestire al meglio il periodo post-infortunio, o ancor più precisamente le varie fasi che lo caratterizzano.
In seguito all’infortunio si susseguono, infatti, una prima fase di immobilizzazione/ipotrofia e una seconda fase di ritorno alla mobilità. Nella prima fase, la cui durata (giorni/mesi) è determinata dal tipo e dalla gravità del danno muscolo-scheletrico, avvengono cambiamenti metabolici che portano a ipotrofia muscolare con riduzione della forza e della funzionalità. Nella seconda fase, le pratiche di riabilitazione e il graduale ritorno all’attività fisica, permettono il recupero del trofismo muscolare e della funzionalità. Questa distinzione non è affatto da sottovalutare, anzi, è fondamentale tenere presente in che fase del periodo di recupero si trova l’atleta ed avere quindi determinate accortezze alimentari.
Se da un lato la gestione del soggetto infortunato prevede interventi di tipo fisioterapico e riabilitativo, dall’altro una corretta strategia nutrizionale e un appropriato uso di supplementi dietetici sembrano poter contribuire ad ottenere una guarigione ottimale. Alimentazione e supplementazione possono dunque intervenire:
nella modulazione dei processi infiammatori;
nella prevenzione dell’eccessiva perdita di massa muscolare e dell’aumento di grasso corporeo;
nel recupero del trofismo e della funzionalità dei muscoli interessati dall’infortunio.
Fase dell’immobilizzazione.
Due sono gli aspetti fondamentali su cui concentrare l’intervento nutrizionale:
ridurre lo stato infiammatorio,
sfruttando l’azione antinfiammatoria di alcuni alimenti e riducendo l’assunzione di altri ad azione proinfiammatoria;
contrastare la resistenza anabolica.
Contrastare l’infiammazione: come?
Gli acidi grassi ω-6 e ω-3 costituiscono due particolari classi di acidi grassi che non possono essere sintetizzati dall’organismo e pertanto vanno introdotti con la dieta (acidi grassi essenziali). All’interno di queste due famiglie esistono particolari composti con funzione ormonale chiamati eicosanoidi. Alcuni di essi (ac. arachidonico - ω6) danno origine a molecole con funzione pro-infiammatoria, altri (ac. diomogammalinolenico - ω6, ac. eicosapentaenoico - ω3, ac. docosaesaenoico - ω3) a molecole con funzione antinfiammatoria.
L’acido arachidonico viene assunto come tale con la dieta (principalmente nei cibi contenenti elevate concentrazioni di grassi animali) oppure, in misura minore, viene sintetizzato a partire dall’acido linoleico (LA). Questo processo di sintesi è stimolato dall’insulina, che pertanto può essere considerata una sostanza pro-ossidante. Quindi, Fonti di omega-6 da evitare sono per esempio l'olio di semi di girasole, l'olio di mais. Sono da evitare in questi casi anche cibi ricchi di grassi saturi e grassi trans, come merendine, dolci, brioches, che allungano i tempi d'infiammazione. Inoltre non è consigliabile il consumo di dolci, bevande zuccherate o alimenti ad alto indice glicemico, in quanto i picchi insulinici graverebbero sullo stato infiammatorio; per cui è preferibile il consumo di carboidrati complessi non raffinati come orzo, riso integrale, pane integrale, cereali integrali, di frutta e di verdura.
L’acido eicosapentaenoico (EPA) e l’acido docosaesaenoico (DHA) vengono assunti come tali con la dieta (soprattutto pesci grassi: salmone, tonno, sgombro, sardine, anguilla) oppure possono essere prodotti dal nostro organismo a partire dall’acido alfa linolenico (ALA), ω-3 presente in oli vegetali (lino, soia, germe di grano) nelle noci e nell’olio d’oliva.
Contrastare la resistenza anabolica: come?
In primo luogo precisiamo di cosa stiamo parlando.
L’aumento dei livelli di TNF-α, caratteristico della fase di immobilizzazione che segue l’infortunio, causa una riduzione della sintesi proteica, che interessa in particolare le proteine miofibrillari. Questo processo è indicato come “resistenza anabolica” e risulta essere la principale causa della perdita di massa muscolare. Pertanto se l’aumento dell’assunzione di proteine è efficace per stimolare la sintesi proteica postesercizio nella fase di recupero, non lo è altrettanto nella fase di immobilizzazione da trauma. Nella fase di ritorno alla mobilità, essendosi progressivamente ridotti i livelli di TNF-α, è invece possibile sfruttare lo stimolo metabolico positivo dell’assunzione di proteine di alto valore biologico per il recupero dell’ipotrofia indotta da “bedrest”.
Quindi, in sostanza, cosa succede?! Una perdita di massa muscolare ed atrofia muscolare appaiono dopo 5 giorni di immobilizzazione dovute ad un rapido aumento del catabolismo proteico seguito da un decremento nella sintesi proteica muscolare. Dopo 10 giorni, la perdita di massa muscolare è dovuta principalmente alla inibizione della sintesi proteica. Sorprendentemente anche il catabolismo proteico diminuisce, ma diminuisce maggiormente la sintesi proteica. Recenti evidenze dimostrano che l’immobilizzazione determina anche una diminuzione delle attività enzimatiche mitocondriali e una riduzione della sensibilità insulinemica (a causa di un numero ridotto di recettori GLUT4 nel muscolo immobilizzato).
In questa fase la quantità dell’intake proteico è 1,5-2g/kg, ma come accennato precedentemente il muscolo potrebbe non essere recettivo all’assunzione di proteine extra, al fine di aumentare la sintesi muscolare, per effetto delle molecole proinfiammatorie in circolo. Potenzialmente però, esiste un aiuto, che potrebbe ridurre tale resistenza anabolica: la leucina. Si è visto infatti che l'ingestione di leucina riduce la perdita muscolare nei ratti durante l'immobilizzazione. Inoltre, studi condotti su soggetti anziani sembrano dimostrare che, la resistenza anabolica può essere superata aumentando il contenuto di leucina nelle porzione proteica ingerita. Ad oggi, tuttavia, nessuno studio ha specificamente esaminato l'impatto che potrebbe avere il consumo di leucina extra, con o senza proteine, sui processi di sintesi proteica muscolare e/o catabolismo muscolare nel muscolo umano immobilizzato.
Quante calorie?
Dal punto di vista nutrizionale l’intake calorico va riconsiderato di solito al ribasso, senza sottovalutare il fatto che alcuni stress metabolici indotti dall’infortunio tendono ad avere una richiesta energetica aumentata, come le fratture ossee e la deambulazione con le stampelle.
Fase Riabilitativa
In questa fase, in cui il paziente a ripreso ad allenarsi e lo stimolo infiammattorio è notevolmente ridotto, bisogna concentrarsi su:
recupero muscolare ed ipertrofia,
attraverso un proporzionato intake proteico, da distribuire con un timing adeguato in relazione all’allenamento;
fabbisogno energetico,
che ovviamente va rivisto e adeguato, insieme ovviamente all’intake glucidico.
PRINCIPALI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
- Glover EI et al. Immobilization induces anabolic resistance in human myofi brillar protein synthesis with low and high dose amino acid infusion. J Physiol 2008;586:6049-61.
- Tipton KD. Nutrition for acute exercise-induced injuries. Ann Nutr Metab. 2010;57(2):43-53.
- Montagna et al. Nutrizione nella gestione dell’infortunio muscolo-scheletrico.